Dive & Madrine, la mostra al Festival di Venezia 2024, ha celebrato la donna tra cinema e moda
L’esposizione fotografica è stata allestita dal 28 agosto al 7 settembre nella hall dell'Hotel Excelsior, il cuore pulsante della kermesse.
Otto Dive e otto Madrine al Festival di Venezia 2024
Scenario degli scatti di Weber è Cinecittà, luogo iconico e simbolo del cinema italiano nel mondo, fulcro di storia e contemporaneità che ha accolto le protagoniste dentro i suoi leggendari teatri di posa dove i maestri del cinema hanno girato - e girano - le loro opere, nei grandi set all'aperto, nel suo parco e nelle sue strutture espositive.
Nella mostra Dive & Madrine otto dive del passato reinterpretate da otto attrici contemporanee che hanno ricoperto il ruolo di madrine nelle passate edizione della Mostra del Cinema e che qui diventano protagoniste anche grazie agli abiti di importanti maison italiane: Giorgio Armani, Armani Privè, Fendi, Dolce & Gabbana, Ferragamo, Alberta Ferretti, Versace e N21 by Alessandro dell’Acqua. Il fil rouge fotografico - come un vero e proprio passaggio di testimone generazionale - lega così Silvana Mangano a Kasia Smutniak, Sophia Loren a Caterina Murino, Alida Valli a Sonia Bergamasco, Stefania Sandrelli a Rocio Morales, Claudia Cardinale a Serena Rossi, Virna Lisi a Vittoria Puccini, Mariangela Melato a Anna Foglietta e Monica Vitti a Sveva Alviti.
Questa esposizione fotografica - curata dal Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni e da Chiara Sbarigia, Presidente di Cinecittà, con il coordinamento del progetto di Marvi De Angelis dell'agenzia Marver - l'eterna luce del nostro cinema risplende su otto dive italiane di ieri e si riflette su altrettante nuove star di oggi. Un dialogo al femminile che, partendo dagli scatti dell’Archivio Luce, e altri archivi storici, arriva nell'obiettivo della macchina fotografica di Uli Weber e celebra il sempre virtuoso intreccio tra moda, costume e cinema.
Uli Weber è un grande ritrattista, e come ogni grande ritrattista è anche un finissimo psicologo che ha saputo far emergere una nota essenziale di tutte le otto protagoniste e restituirla negli scatti in mostra.
Le foto di Uli Weber affiancano e reinterpretano in questa mostra le immagini storiche dei grandi archivi come quello del Luce, che non sono un deposito inerte di documenti visivi.
L’Archivio contiene, dal 1924 a oggi, un secolo di immagini in movimento e di foto, che raccontano la nostra cultura. L'Archivio Luce, inoltre, non è un deposito inerte di immagini storiche ma un organismo in continua trasformazione.
Un particolare ringraziamento a Uli Weber e Massimo Pelliciari di Fotorent per aver coinvolto Studio Rufus in questo emozionante e articolato progetto.